Cosa ti spinge a creare?
Ho iniziato a fotografare attratto dall’idea di poter fermare il tempo e successivamente mi sono spinto verso la ricerca di che cosa sia veramente la “realtà” che ci circonda. Il bisogno di trovare pace tra i miei pensieri mi ha portato ad osservare molto gli alberi e l’acqua e nei suoi riflessi ho immaginato di trovare una finestra che potesse darmi un punto di vista diverso da quello che osserviamo mentre viviamo la vita di tutti i giorni. E’ così che ho scoperto l’esistenza dello squarcio, la frattura che si trova tra la nostra realtà e il mondo che sta “oltre” attraverso la quale osservo il mio caos e lo mostro al mondo e ogni volta che accade c’è una canzone che mi accompagna nel viaggio.
Cosa ti ispira?
La mia arte nasce dal bisogno di spiegare, innanzitutto a me stesso, il senso di quello che si trova oltre la mia pelle e probabilmente è anche un modo per gridare al mondo che esisto e per cercare di sentire il mondo gridare per capire che esiste anche lui per questo cerco sempre nuovi punti di vista attraverso i quali osservarlo, come se fossi alla ricerca di connessioni, segnali, una grammatica nuova che mi spara la strada verso linguaggi e letture sconosciute del mondo.
Come dai vita alle tue opere?
Le mio opere nascono in modo istintivo e semplice. La ricerca di oggetti da guardare sotto diverse prospettive è quasi sempre dettata dal caso. Per quanto riguarda i riflessi invece sono condizionati dal tempo e dalle stagioni perché è necessario che diverse condizioni vengano a coincidere in un determinato istante.
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